Direttiva CSRD: sfide e opportunità per trasformare l'informativa aziendale

Direttiva CSRD: sfide e opportunità per trasformare l'informativa aziendale

Verso un sistema unico di misurazione della sostenibilità: cosa cambia per le aziende in Europa con l'adozione della direttiva CSRD sull'informativa di sostenibilità (l'Espresso). 

In un contesto economico europeo in cui la sostenibilità è sempre più al centro di scelte strategiche e di investimento per guidare il cambiamento, è emersa la necessità di rafforzare l’informativa societaria sui temi ESG (ambientale, sociale e di governance) e, pertanto, di aumentare la trasparenza nei confronti di tutti gli stakeholder. Nasce così la Direttiva EU 2022/2464 Corporate Sustainability Reporting Directive o “CSRD”, che modifica la precedente direttiva sull’informativa non finanziaria. 

Secondo quanto previsto dalla CSRD, le imprese saranno chiamate a fornire annualmente, all’interno della Relazione sulla Gestione che accompagna il bilancio d’esercizio o consolidato, una informativa di sostenibilità che includa le informazioni necessarie a comprendere gli impatti che le stesse generano nei confronti dei fattori di sostenibilità e, al tempo stesso, gli effetti che tali fattori determinano sull’andamento e sui risultati aziendali. Gli Stati Membri dovranno recepire le nuove disposizioni nella legislazione nazionale entro luglio 2024; in Italia la bozza del decreto di recepimento è stata sottoposta a consultazione nei primi mesi del 2024 e si trova attualmente in fase di elaborazione e finalizzazione da parte del legislatore. La Direttiva ha introdotto numerose novità, tra cui l’estensione dell’ambito di applicazione, l’obbligo di utilizzo di standard univoci, l’obbligo di revisione limitata dell’informativa da parte di un soggetto terzo indipendente e l’utilizzo di un formato elettronico di comunicazione delle informazioni. La CSRD prevede un’applicazione temporale progressiva per le imprese. 

Dall’esercizio 2024 l’obbligo sarà in capo agli Enti di Interesse Pubblico di grandi dimensioni, con un numero di dipendenti superiore a 500, dal 2025 sarà esteso a tutte le grandi imprese anche non quotate e dal 2026 alle piccole e medie imprese quotate, gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive. Al fine di aumentare la comparabilità e la trasparenza delle prestazioni ESG tra le aziende, saranno adottati standard univoci, gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), che introducono obblighi di rendicontazione più dettagliati rispetto alla precedente normativa, tra cui la descrizione di:
- ruolo della governance con riguardo ai fattori di sostenibilità, le competenze e le esperienze maturate in tale ambito;
Politiche e pratiche dell’impresa per la gestione
e il controllo interno delle tematiche oggetto di rendicontazione;
- impatti, rischi e opportunità dell’impresa e legati alla catena del valore, identificati anche attraverso attività
di dovuta diligenza e all’integrazione del processo di gestione dei rischi aziendali;
- strategia e modello di business compatibili con obiettivi di transizione sostenibile;
- target e obiettivi di sostenibilità e progressi sul loro raggiungimento tramite la realizzazione di iniziative e azioni concrete;
- indicatori ESG rilevanti che descrivano adeguatamente i risultati raggiunti nell’anno.

La definizione dei contenuti della rendicontazione di sostenibilità avviene attraverso la cosiddetta “analisi di doppia rilevanza” delle tematiche di sostenibilità per l’impresa e per la catena del valore. Tale analisi prende in considerazione gli impatti (nella prospettiva inside-out), i rischi e le opportunità (nella prospettiva outside-in), identificati anche tramite il coinvolgimento degli stakeholder. La rendicontazione di sostenibilità dovrà inoltre contenere le informazioni previste dal Regolamento 2020/852/UE relativo alla Tassonomia Europea delle attività economiche ecosostenibili; tale Regolamento ha lo scopo di favorire gli investimenti verso le attività economiche che risultino maggiormente allineate agli obiettivi ambientali definiti dal Regolamento stesso. 

La CSRD rappresenta una sfida per le imprese, con numerosi impatti sia in termini organizzativi che di costi, con la necessaria implicazione di un cambiamento culturale all’interno dell’azienda e lungo le catene di fornitura. Allo stesso tempo, la Direttiva si configura come un'opportunità per il miglioramento della trasparenza e del posizionamento sul mercato. Infatti, gli investitori, così come i consumatori e i clienti in generale, tendono a preferire aziende che si impegnano nel conseguimento di obiettivi di sostenibilità e che pubblicano informazioni circa le proprie prestazioni in tali ambiti. Per questo motivo, è necessario cogliere la sfida della rendicontazione come elemento utile per migliorare la propria reputazione aziendale, attrarre talenti, ridurre i costi operativi e facilitare l'accesso a finanziamenti e partnership.

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